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— IN CONVERSAZIONE CON EMANUELA AMATO

Emanuela Amato, creative director, stylist, fashion editor, fondatrice del magazine indipendente DUST, è colei che ha egregiamente raccontato Club, l’ultima nata in casa Peruffo.
Si racconta e ci racconta di moda, natura e dell’essenza della creatività.

 

In che modo senti di esprimerti completamente?

A livello personale faccio molta fatica, il modo per me più istintivo e diretto è sicuramente quello delle immagini, il mio Instagram ne è la chiara dimostrazione.

 

Se dovessi scegliere un simbolo per rappresentarti, quale sarebbe?

Sicuramente la luna, sono una persona estremamente lunatica, che convive con continui cambi di umore, non potrei sceglierne un altro!

 

Se potessi sovvertire le regole, potendo farlo, quale regola infrangeresti?

Pensando in grande abolirei tutti i confini e darei un passaporto globale a tutta la popolazione. So che sarebbe un casino, ma l’idea in sé è qualcosa a cui penso spesso. Niente più Visa scadute, niente più visti da turista o da artista, o matrimoni per ricevere cittadinanze… Significherebbe davvero poter essere liberi.

 

Che cos’è la materia per te?

La materia è tutto! Siamo noi, quello che ci circonda, l’aria che respiriamo.

 

Il progetto a cui sei più legata e il tuo modo personale di progettare…

Sicuramente sono molto legata a DUST, il primo vero progetto editoriale, nato più di dieci anni fa dall’amicizia e dalla totale follia di 4 giovani.
La sua evoluzione e crescita sono andate di pari passo con le nostre vite ed esperienze lavorative. Oggi è un titolo abbastanza affermato nel settore e di cui andiamo davvero orgogliosi.
Simboleggia anni di lavoro senza mai avere nulla in cambio, dedizione, costanza e voglia di fare.
Personalmente progetto sempre in fase di massimo stress, aspetto l’ultimo momento, qualche ora prima della deadline, non so, forse l’adrenalina mi fa dare il meglio di me… Crescendo ho imparato a gestire meglio i tempi ma, fondamentalmente, divago molto, mi lascio prendere da mille idee per poi scartarne altrettante. Alla fine quasi sempre il risultato è un mix dei vari passaggi mentali che do alle idee, scrivo tante note. Ho la scrivania letteralmente piena di post-it, poi a un certo punto arriva l’illuminazione.

 

Riguardo allo shooting che hai realizzato per Peruffo, da dove hai preso ispirazione?

Quando mi contattarono per questo progetto eravamo ancora in piene restrizioni da Covid e mi colpì molto il nome della collezione, ‘Club’. Il nome mi ha spinto a chiedermi cosa rappresentasse questa parola nel momento storico che viviamo. Durante la pandemia abbiamo riscoperto quanto sia fondamentale il contatto con la natura e abbiamo imparato a dargli un valore sempre più importante. Molti creativi ultimamente hanno lasciato le grandi città, in cui siamo stati in trappola, per vivere in posti più a misura d’uomo, me compresa. Da lì l’idea del video… due giovani che ballano in un bosco a ritmo del suono dell’ambiente che li circonda, un immergersi e perdersi ma nella natura. Le foto sono state una conseguenza, il voler mostrare quello stato di isolamento mentale e spensieratezza che si prova quando si balla, riprodurlo in una dimensione più intima e privata, un mix di colori e parti del corpo che fluttuano.

 

Cosa pensi delle collaborazioni? C’è qualcuno con cui vorresti collaborare?

Le collaborazioni sono la benzina per i progetti creativi, è quasi una necessità potersi confrontare con altre persone e arricchirsi a vicenda di punti di vista diversi o opposti ai propri.
Basta vedere cosa succede nel mondo della moda: Raf Simons e Miuccia Prada, Balenciaga e Gucci per il centesimo anniversario della maison italiana. Questi sono solo alcuni esempi…
Qualcuno con cui collaborare… dovrei fare una lista!

 

Un artista contemporaneo e un designer che pensi siano significativi e perché…

Tra gli artisti sicuramente Gaetano Pesce, icona del design, e Katie Stout. Entrambi sono grande fonte di ispirazione, sia per quanto riguarda l’estetica in generale, che per quanto riguarda l’arredamento.
Come designers posso nominartene due, che sono anche miei cari amici: Achilles Ion Gabriel, Creative Director di Camper e Camperlab, con cui felicemente lavoro a stretto contatto e Francesco Risso, Creative Director di Marni.
Quello che per me rende un designer significativo è il non perdere mai la parte ludica del proprio lavoro. Divertirsi mentre si crea e cercare, nei limiti del possibile, di innescare un piccolo uragano all’interno di marchi established, senza tradire la vera essenza del brand, rimanendo fedeli alla propria creatività e trovando il giusto compromesso.

 

Un progetto a breve e lungo termine che vorresti realizzare…

Sono molto scaramantica, preferisco non condividere aspirazioni o progetti, se succederanno ve ne accorgerete!

1987, Nata e cresciuta a Catania, Sicilia, mi sono trasferita a Firenze a 19 anni per studiare giornalismo.
Proprio a Firenze per puro caso vado a convivere con Luca Guarini e Luigi Vitali, Luca frequentava L’Accademia di Belle Arti e Luigi faceva avanti e indietro da Bologna. Dopo un anno in cui praticamente frequentavo più l’Accademia della mia Università, decisi di cambiare completamente in mio indirizzo di studi e iniziai il corso di Disegno Grafico. Trasferita a Barcellona e senza aver mai studiato spagnolo mi sono buttata in questa avventura, finita 3 anni dopo con il primo numero di DUST magazine, Luca a quel tempo viveva a Londra e ricordo ancora le nottate su Skype in condivisione schermo per finire il numero…
Dopo Barcellona ho girato parecchio, Milano, Berlino, piccola parentesi in Sicilia, Parigi e adesso Mallorca, dove mi trovo davvero benissimo, continuando con Dust (sia io che Luigi viviamo a Mallorca) e lavorando come freelance Creative Content Manager da Camper e CAMPERLAB con il mio ragazzo Lauri Kopio che invece è Head of Operations di CAMPERLAB.

 

Instagram: @emanuela_amato
www.dustmagazine.com