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— IN CONVERSAZIONE CON PAOLO GONZATO

foto: casamenù

Abbiamo incontrato l’artista lombardo Paolo Gonzato a pochi giorni dalla sua ultima personale, Out Of Stock (Ex Libris), in una location segreta e preziosa, la casa di un antiquario e collezionista di arte contemporanea nel centro di Milano. Ci ha raccontato come approccia arte e design, della sua poetica e di progetti passati, presenti e futuri.

 

In che modo senti di esprimere più pienamente te stesso?

Nel mascheramento, quando il mio lavoro è una sfida ed è meno riconoscibile.

 

Se dovessi scegliere un simbolo che ti rappresenti quale sarebbe?

La faccia del mostro degli emoticon.

 

Sovvertire le regole; potendo farlo, quale regola vorresti scardinare?

Nessuna, metterei più regole, le persone che si creano un’immagine da trasgressore sono inconsapevolmente ridicole. Forse cambierei le regole della natura… la natura è perfetta solo quando è selvatica.

 

Il tuo progetto più riuscito e il tuo personale modo di progettare…

Nessuno, sono perfezionista, si può sempre fare peggio…. e io ambisco al disastro. Un progetto deve essere aperto, confuso, deve poter essere modificato in corso d’opera o a lavoro compiuto. Progettare è trasferire un’idea e per sua natura non è statica.

 

Cos’è per te la materia?

Entità provvista di una propria consistenza fisica, dotata di peso e di inerzia, capace di adeguarsi a una forma; concepita di volta in volta come sostrato concreto e differenziato degli oggetti o delle sostanze (la materia di quella statuetta è preziosa; materia colorante), o come principio considerato passivo nei confronti della forma (Aristotele definì l’individuo un sinolo di materia e forma) o antagonisticamente contrapposto allo spirito, specialmente nella concezione cristiana (lo spirito deve prevalere sulla materia).

 

Si è appena aperta a Milano una mostra intima e preziosa dal titolo Out Of Stock (Ex Libris) a cura di Fabrizio Meris, mi puoi raccontare qualcosa a riguardo?

La nuova serie di lavori su carta OUT OF STOCK (EX LIBRIS) trae la sua occasione, come altri aspetti della mia pratica, dalla combinazione di elementi casuali, in questo caso dal ritrovamento fortuito a una vendita all’incanto di vari materiali, fra cui due importanti pubblicazioni ottocentesche: un volume della Storia dell’Arte dello storico francese Jean Baptiste L. G. Seroux d’Agincourt (Beauvais 1730 – Roma, 1814) e un’edizione Illustrata dell’Iliade d’Omero dello scultore inglese John Flaxman (York, 1755 – Londra, 1826). L’altro elemento fortuito è stato l’incontro con un collezionista Milanese d’arte italiana del ‘900 dal gusto eclettico che nel suo appartamento ha stratificato oggetti e opere che spaziano dal Barocco ai nostri giorni. Questi elementi mi hanno offerto stimoli per ripensare ai codici del mio lavoro, invitandomi prima a isolarli e poi assemblarli in un nuovo ordine creando opere che avessero un loro dialogo interno fra momenti estetici storicamente lontani tra loro e che trovassero un bilanciamento quasi speculare nello spazio che le conteneva.

 

A proposito di materia e di quest’ultima mostra, i lavori presenti vedono un utilizzo peculiare di materie preziose, mi puoi raccontare di più?

La scelta di usare materiali preziosi come l’oro 23 carati vuole riportare l’attenzione di un pubblico distratto al potere evocativo dell’immagine attraverso un percorso quasi filologico. Le tavole sono infatti calcografie, stampe a incisione su lastra di rame, da cui ho pensato per gli interventi di utilizzare foglie metalliche. La lucentezza di oro, argento e rame entrano in dialogo con le iconografie incise, a loro volta testimonianze di secoli ancora più antichi, implementandone il senso nell’oggi come avviene in una delle opere in cui rombi dorati si sovrappongono a una collezione di antiche monete e cammei.

 

Spesso ti trovi a relazionarti con il design: come nasce questo connubio e che sviluppi pensi potrà avere nel corso della tua carriera?

Il design è una componente implicita del mio lavoro fatto di riferimenti ai maestri del 900. Mi stimola la filosofia postmoderna di appropriazione e riformulazione fluida, quello che faccio non è definire un territorio ma esplorarli tutti assieme.

 

Un artista contemporaneo e un designer che ritieni significativi e perché.

Alessandro Mendini che è scomparso da poco riassume entrambi gli aspetti, una ricerca sottilmente ambigua che riflette sullo sconfinamento degli ambiti e delle forme mentali, un mio idolo da sempre.

 

Un progetto a breve e uno a lungo termine che vorresti realizzare.

Lavorerò in Liguria col ceramista ottantasettenne che ha realizzato i lavori di Lucio Fontana, Giovanni Poggi fondatore delle Ceramiche San Giorgio ad Albisola… sto lavorando molto con la ceramica da qualche anno e vorrei radunare tutto questo materiale in una mostra.

 

Paolo Gonzato vive a Milano, dove ha casa e studio. Il suo lavoro è da sempre trasversale, riferito al design e alla produzione; in quest’ambito è direttore creativo del progetto LOLLIPOP per la galleria APALAZZO. È presente in collezioni private e pubbliche, avendo partecipazione a mostre di carattere nazionale ed internazionale; attualmente partecipa ad una panoramica sulla pittura italiana in Cina al Peninsula Art Museum di Weihai , Shandong. Tra le partecipazioni passate, NO SOUL FOR SALE alla Tate Modern di Londra e a progetti della Biennale Arte e della Biennale di Architettura di Venezia e della Biennale di Berlino. È stato selezionato per un programma governativo giapponese, JAPAN BRAND, con una residenza a Tokio. Ha tenuto workshop e partecipato a progetti editoriali. Ha esperienze curatoriali indipendenti partecipando a numerosi progetti nell’ambito del non-profit. Per FIORUCCI ART TRUST e altri ha sviluppato performance/DJ SET e vari interventi site-specific.

 

Instagram Paolo Gonzato

 

– Intervista di Federica Tattoli

Out of Stock (Ex libris) exhibition view

OUT Of Stock, 2017 – Smalto su metallo, Courtesy Apalazzo Gallery

Out Of Stock, 2019 – Wall painting site specific per SCIC, Courtesy Apalazzo Gallery