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— IN CONVERSAZIONE CON PETRA VALENTI

Incontriamo Petra Valenti, giovane fotografa italiana, con un trascorso londinese. La fotografia di Petra è potente, immediata, forte e sempre pervasa da un sottotetto ironico. Ci racconta di lei e di questo affascinante medium espressivo.

In che modo senti di esprimere più pienamente te stessa?

Quando un’intuizione diventa visione che diventa realtà.

Come mai hai scelto il medium fotografico?

Sono sempre stata più osservatrice che protagonista e la fotografia riesce a farmi esprimere senza l’uso di troppe parole, che ritengo nel maggiore dei casi superflue. L’ho sempre vissuta un po’ come autoanalisi e crescendo mi sono resa conto di quello che nel tempo rimane con te, che perdi, scopri e riscopri. Una specie di termometro della vita che passa attraverso tutte le fasi, che ti ricordano chi eri e da dove vieni.

Se dovessi scegliere un simbolo che ti rappresenti quale sarebbe?

Un vecchio tatuaggio tutto storto che ho sulla gamba, una partita di tris finita patta giocato con una persona molto importante.

Sovvertire le regole, potendo farlo, quale regola vorresti scardinare?

In questo periodo di iper-connettività, che di riflesso ci rende più apatici e meno avidi di scoprire cose nuove e ad uscire di casa, la volontà di reagire o lavorare per la propria causa si è affievolita. Abbiamo perso il contatto con la realtà e in qualche misura ci siamo disabituati a pensare e ad agire con la nostra testa, ad esprimersi lavorando in modo indipendente, senza confini retorici, dovremmo fermarci tutti un attimo e tornare a pensare. Per me questo potrebbe essere un gesto rivoluzionario. Quello che vorrei scardinare non è una vera regola ma più suggerire un cambio di forma mentis, una rivoluzione intellettuale applicabile nel piccolo di ognuno di noi, un invito al risveglio della nostra intelligenza e del nostro animo.

Il tuo progetto più riuscito e il tuo personale modo di progettare…

Funziono così: una volta organizzato lo schema del progetto sui fondamentali, lascio che sia un po’ il caso a guidarmi. Non mi stresso mai di natura e preferisco quindi risolvere l’imprevisto nel caso mi si ponga davanti piuttosto che pensarci in modo preventivo. Il mio progetto più riuscito è quello su cui sto lavorando al momento, Cockney Rhyming Slang, con il fotografo Pietro Cocco.

Cos’è per te la materia?

Una lastra di marmo freddo che diventa un Canova.

Un artista contemporaneo, un designer e un fotografo che ritieni significativi e perché.

Artista: Brad Phillips | Designer: Jonny Banger aka SportsBanger | Fotografo: Victor Cobo / Luca Baioni
Il denominatore comune tra il primo e gli ultimi è la convivenza con i propri demoni e la loro gestione. Stimo invece il lavoro di SportsBanger che ha portato su un altro livello il concetto di bootleg attraverso un messaggio politico, sarcasmo e popolari brand di moda.

Un progetto a breve e uno a lungo termine che vorresti realizzare.

Progetti a breve termine che vorrei realizzare: un viaggio in Jamaica quest’inverno. Lungo termine: andare a cercare il vello d’oro di Giasone in Georgia.

Petra Valenti, 1988. Inizia la sua carriera come fotografa di concerti ed editoriali musicali a Londra nel 2007, città dove vive stabilmente fino al 2014. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo: The Guardian, Vice, i-D, Live Magazine, Carhartt. Nel 2014 inizia con il collettivo Cesura un’intensa collaborazione che la porterà ad occuparsi di editoria indipendente seguendo la sezione Cesura Publish. Vive e lavora tra Milano e Londra dove sta sviluppando un progetto a lungo termine sul linguaggio Cockney.

Intervista di Federica Tattoli

Instagram Petra Valenti