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— IN CONVERSAZIONE CON ANNA FRANCESCHINI


Artista visiva che vive e lavora a Milano, ha esposto i suoi lavori in giro per il mondo, dal Brasile a Parigi, dall’Olanda a New York, passando per la Spagna, il Portogallo e ovviamente l’Italia. La sua ricerca si dipana attraverso differenti media, dal video, alla performance, installazione e displays.

Anna Franceschini è protagonista del primo capitolo di PArt – Peruffo Jewelry Art Project – con l’opera DEMONSTRATIONSRAUM, realizzata e prodotta da Peruffo Jewelry in collaborazione con l’artista e qui illustrata attraverso una collaborazione con la giovane artista italiana Maria Giovanna Drago.

 

Sovvertire le regole, potendolo fare, quale regola scardineresti?

Francamente credo che a volte il gesto più rivoluzionario non solo sia quello di seguire le regole, ma di crearne delle altre per proteggere e salvaguardare, soprattutto di questi tempi

 

Il tuo modo di progettare.

Non credo di avere un modo standard, ma penso di poter affermare con un certo margine di sicurezza che l’innesco del processo creativo sia costituito dall’osservazione del mondo, dei suoi fenomeni e accadimenti. Questi dati fenomenici sono poi filtrati da un bagaglio personale di letture, studi, esperienze visive. Quando i due insiemi entrano in risonanza, in qualche modo, si generano le condizioni per un’ipotesi progettuale.

 

Cos’è per te la materia?

Forse sarebbe interessante chiedersi cos’è la materia, in generale, come hanno fatto tanti scienziati e tanti filosofi prima di noi. Ma credo che se mi chiedessi davvero che cosa è la materia, se mi addentrassi realmente in questa domanda immensa, non rimarrebbe più il tempo per fare l’artista, né forse per mangiare, bere e dormire..

 

Cosa pensi delle collaborazioni? C’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?

Penso che il genere umano sia in costante collaborazione con gli altri esemplari della sua specie, o almeno dovrebbe esserlo. Credo che non si possa esimersi dal “collaborare” anche quando si pensa di lavorare in solitudine ed esprimere quel presunto “sé” tanto caro a un’idea romantica quanto forse obsoleta di espressione artistica. Mi sarebbe piaciuto collaborare con alcune grandi menti, oppure con figure carismatiche del passato: il filosofo Michel Foucault, la designer e artista Cinzia Ruggeri, gli scrittori Marguerite Duras e Alberto Arbasino, la letterata seicentesca Madeleine de Scudéry.

Sei la prima artista di PArt, progetto di collaborazione e sostegno produttivo agli artisti lanciato da Peruffo, ci puoi raccontare qualcosa di questa esperienza?

Credo sia estremamente positivo che una realtà che non si occupa strettamente di arte sia consapevole dell’importanza del sostegno alla cultura. Peruffo è diventata uno degli sponsor che ha sostenuto un mio intervento presso la Kunstinstituut Melly di Rotterdam (ex Witte De Wit Center for Contemporary Art) nel contesto di una mostra collettiva, co-curata dalla direttrice Sofía Hernández Chong Cuy e dal curatore e critico Bernardo José de Souza, che, nel ripercorrere la storia della ceramica di Delft – caratterizzata dai noti motivi ornamentali bianchi e blu – tenta di rinvenire i processi di colonizzazione socio-economica e culturale celati nei manufatti.
Per la mostra ho progettato e realizzato un intervento audiovisivo live, il cui lascito permanente nello spazio espositivo è stato un display contenente la documentazione audio e video e un ricco repertorio di oggetti e commodities. L’opera, attraverso un atto drammaturgico dal vivo mediato da telecamere e da un dispositivo cinetico, ha ricostruito i passaggi intercontinentali del motivo ornamentale tipico di Delft e la progressiva massificazione della decorazione come effetto di un’estetica globalizzata.

 

DEMONSTRATIONSRAUM, è l’opera scaturita da questa collaborazione, ci racconti la sua genesi?

Il pezzo nasce da un periodo di ricerca incentrato sull’exhibition design degli anni Venti, momento in cui la mostra e l’istallazione artistica modernamente intese si stavano configurando.
L’opera è ispirata dalle Stanze Dimostrative che El Lissitzky realizza nel 1926 e 1927 a Dresda e Hannover. Le Stanze sono uniche nella storia delle esposizioni: diverse da un’opera, ma nemmeno riconducibili a un semplice allestimento, costituiscono un esperimento percettivo totalizzante per il visitatore e un modo anti-essenzialista di esporre l’arte. La stanza funziona come un grande gioco ottico che mette in discussione i tradizionali rapporti tra opera, spazio espositivo e fruitori: le pareti, composte di una listellatura a colori alternati con regolare cadenza, si attivano grazie al movimento dello spettatore nello spazio, producendo un effetto di cangianza attivato ed osservabile da chi attraversa il display.

Ho concepito la scultura indossabile come una delle stanze. Il ver* visitator* della stanza gioiello è chi lo porta, soggett* che percepisce la modificazione ottica creata dal manufatto. Il gioiello funziona come un dispositivo di visione coercitivo che disciplina lo sguardo grazie ad alcuni elementi mobili, tendine formate da barrette metalliche.

Il fine della scultura è di attivare costantemente l’attenzione sul dispositivo. Il disturbo ottico non permette di dimenticare la presenza dell’opera indossata. Si tratta di un “gioiello disciplinare” che impone la coscienza vigile del nostro sguardo incarnato, attraverso la sua menomazione temporanea.

Una designer che ritieni significativi e perché.

Lilly Reich, la designer e architetto tedesca, collaboratrice di Mies Van Der Rohe, che ha inventato la pratica allestitiva in ambito non artistico. Si è occupata della realizzazione di display per l’esposizione di beni di consumo e merci.
È stata una grande innovatrice e una creatrice di forme sublimi che continuano a influenzare i modi dell’esporre e mettere in scena oggetti artistici e non.

 

Un progetto a lungo e a breve termine che vuoi realizzare…

Mi piace inventariare il mondo e i suoi fenomeni, costruire dei repertori e curarne l’organizzazione. Ora vorrei dedicarmi all’inventario del mio archivio, alla sistematizzazione dei miei progetti editi e inediti e alla pubblicazione di libri sul mio lavoro.

 

Anna Franceschini
www.annafranceschini.net

Instagram: a_cinema_verite_kind_of_girl

Maria Giovanna Drago
www.mariagiovannadrago.com

Instagram: meri_gei_drago





Artworks by Maria Giovanna Drago

Ph. Andrea Rossetti