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MASCARILLA 19 – CODES OF DOMESTIC VIOLENCE

8 film d’artista prodotti al tempo della pandemia

Mascarilla 19 è la parola in codice che in Spagna viene usata dalle donne vittime di violenza domestica per denunciare gli abusi subiti.
Mascarilla 19 dà il titolo a un nuovo progetto commissionato e prodotto da In Between Art Film, casa di produzione di Beatrice Bulgari, a cura di Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini. Otto gli artisti invitati a confrontarsi con questa “emergenza nell’emergenza”: Iván Argote, Silvia Giambrone, Eva Giolo, Basir Mahmood, MASBEDO, Elena Mazzi, Adrian Paci, Janis Rafa.

Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence è il nuovo progetto di In Between Art Film, la casa di produzione cinematografica fondata da Beatrice Bulgari per esplorare ed espandere i confini tra le arti visive, il cinema, la performance e i linguaggi dell’immagine in movimento.
Attraverso la produzione di 8 film d’artista, tre curatori – Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini – e otto artisti – Iván Argote (Colombia/Francia, 1983), Silvia Giambrone (Italia/Inghilterra, 1981), Eva Giolo (Belgio, 1991), Basir Mahmood (Pakistan/Paesi Bassi, 1985), MASBEDO (Italia, Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970), Elena Mazzi (Italia, 1984), Adrian Paci (Albania/Italia, 1969), Janis Rafa (Grecia, 1984) – sono stati invitati a confrontarsi sul tema drammatico e quanto mai attuale della violenza sulle donne e il suo acuirsi nel contesto attuale della pandemia e delle conseguenti misure di contenimento sociale.

Il nuovo progetto di In Between Art Film risponde a un duplice impulso: da un lato richiamare l’attenzione su un’emergenza globale – come quella della violenza di genere resa ancora più urgente dal confinamento in cui gran parte del mondo si trova attualmente – dall’altro fornire stimolo e sostegno alla produzione artistica, in un momento storico come questo, caratterizzato da sospensione e incertezza.

Inaugurando una nuova fase produttiva e un’inedita formula di commissione rispetto al proprio operato, per la prima volta In Between Art Film invita una serie di artisti a rispondere creativamente a un progetto originale sviluppato in risposta a una situazione transnazionale e quanto mai attuale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la violenza sulle donne tende ad aumentare nelle situazioni di crisi, come disastri naturali, guerre o epidemie. Dall’inizio della Pandemia da Covid-19, stando a dati dell’ONU, le denunce di violenza domestica a livello globale sono triplicate, senza considerare i moltissimi casi “invisibili”, in cui le donne non hanno nemmeno la possibilità di chiedere aiuto.

Mascarilla 19 (Mascherina 19) è il nome della campagna lanciata dal premier spagnolo Pedro Sanchez, che non solo accoglie l’appello del Segretario Generale dell’ONU Antonio Gutierrez, ma dà conto dello spaventoso aumento di richieste di aiuto arrivate da donne vittime di abusi nel corso delle prime settimane dell’epidemia, quando molte di loro si sono ritrovate prigioniere delle mura domestiche. In un mondo fisicamente isolato e digitalmente iper-connesso, infatti, le vittime di violenze domestiche si trovano in una situazione di “isolamento nell’isolamento” perché private della possibilità di comunicare con l’esterno per richiedere aiuto.
È nato così un S.O.S. segreto, una parola in codice che le vittime di violenza possono comunicare al personale di tutte le farmacie in Spagna, permettendo così l’avvio di un protocollo d’emergenza.

In Between Art Film ha voluto fare un richiamo diretto a questa campagna nello scegliere il titolo del suo nuovo progetto, Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence, che prevede la produzione di 8 film d’artista monocanale commissionati ad altrettanti artisti internazionali, ciascuno invitato con il proprio linguaggio e la propria sensibilità a toccare un argomento tanto delicato quanto urgente.
Attraverso una selezione di artisti appartenenti a diverse generazioni e provenienti da differenti contesti culturali, Mascarilla 19 desidera esplorare una molteplicità di significati umani, sociali e linguistici legati all’isolamento psicologico e alla violenza fisica, alla privazione della possibilità di comunicare, alla trasformazione della casa da luogo di protezione a teatro di sopruso.
Inoltre, Mascarilla 19 è anche un interrogativo sui cambiamenti in atto per quanto riguarda la produzione e la distribuzione delle immagini in movimento in un contesto come quello attuale, fatto anche di limitazioni espressive oltre che di movimento.

“Interrogando le visioni degli artisti, attraverso il loro lavoro, intendo aprire uno spazio di riflessione sui concetti di libertà e di limitazione, sul silenzio come spazio di violenza e sulla responsabilità che sento in prima persona, nel fronteggiare l’emergenza culturale anche attraverso il sostegno agli artisti” (Beatrice Bulgari)

La produzione delle nuove opere, già operativa a livello concettuale, sarà realizzata dagli artisti non appena verranno allentate le restrizioni adottate nei vari Paesi di residenza per contenere il diffondersi della pandemia.

Il ciclo completo di Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence sarà presentato in anteprima da In Between Art Film nell’autunno 2020 attraverso una rete di collaborazioni istituzionali, sia in Italia che all’estero, esplicitando la natura profondamente collaborativa di questo progetto anche a livello di distribuzione.

In Between Art Film è una casa di produzione cinematografica, fondata nel 2012 da Beatrice Bulgari, specializzata nella produzione di film indipendenti e documentari d’artista che si basano sull’interdisciplinarietà e lo scambio tra i diversi linguaggi artistici del nostro tempo. La sua missione è quella di esplorare i suggestivi e sempre più labili confini che intercorrono tra le arti per dare ad artisti e cineasti la possibilità di esprimersi liberamente. Da tempo gli artisti sfidano le barriere che dividono le discipline artistiche, rifiutando le catalogazioni, influenzandosi reciprocamente e dando vita a una stimolante intersezione tra cinema, video-installazione, letteratura, fotografia e performance.
In otto anni di attività, In Between Art Film ha dato vita a importanti collaborazioni di carattere istituzionale e partnership culturali tra cui: viceversa Padiglione Italia, 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Venezia, 2013); Biennale de l’Image en Mouvement (Centre d’Art Contemporain Genève, 2016 – 2018); Miart (Milano 2016 – 2020); Tate Film (Londra, 2017-2019); Maxxi Videogallery (Roma, 2017 -2019); Il Mondo Magico Padiglione Italia, 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Venezia, 2017); Documenta 14 (Atene – Kassel, 2017), Lo Schermo dell’Arte (Firenze 2017 – 2019) Dhaka Art Summit (Dhaka, 2018); Manifesta 12 (Palermo, 2018); Videocittà (Roma, 2018); Loop Barcelona (2018 – 2019); Serpentine Galleries (2019), Neither Nor: The Challenge to the Labyrinth, Padiglione Italia, 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Venezia, 2019).

 

Beatrice Bulgari – Ph Elisabetta Catalano

Beatrice Bulgari vive e lavora tra Roma e New York. Inizia la sua carriera collaborando come scenografa e costumista in numerosi film tra cui “Cinema Paradiso” diretto da Giuseppe Tornatore.
Nel 2007 crea CortoArteCircuito un format che ha prodotto documentari girati da registi internazionali filmando negli studi di artisti contemporanei come Marco Tirelli, Alfredo Pirri, Luigi Ontani e documentando il backstage di installazioni site-specific e mostre internazionali di artisti quali Michelangelo Pistoletto e Antony Gormley.
Nel 2012 fonda In Between Art Film, una società di produzione cinematografica, dedicata ad artisti, cineasti e registi che vogliono esplorare liberamente un approccio interdisciplinare che coniughi il linguaggio del cinema e il linguaggio dell’arte contemporanea.
In questi anni, Beatrice Bulgari ha prodotto diversi lungometraggi e film d’artista collaborando tra gli altri con Yervant Gianikian, Masbedo, Diego Marcon, William Kentridge, Vanessa Beecroft, Pierre Bismuth, Orhan Pamuk e Shirin Neshat.

Ufficio stampa:

Lara Facco P&C
Viale Papiniano 42 – 20123 Milano
press@larafacco.com
www.larafacco.com

 

BIOGRAFIE ARTISTI

Ivan Argote – Ph. Claire Dorn

Iván Argota. Two fifty years old white males having emotions, 2013 – Video, 25:23 – courtesy the artist

Ivan Argote – La Plaza del Chafleo_2018 – Iván Argote – La Plaza del Chafleo, 2018-2019 – Video, 15:15 – courtesy the artist

Iván Argote (Bogotá, 1983; vive a Parigi)
Le opere di Iván Argote esplorano il rapporto tra storia, politica e costruzione delle nostre soggettività. I suoi film, le sculture, i collage e le installazioni in spazi pubblici tentano di generare domande su come ci relazioniamo con gli altri, con lo stato, con il patrimonio e le tradizioni. Le sue opere sono critiche, a volte anche anti-establishment, e affrontano l’idea di portare sentimenti alla politica e la politica ai sentimenti con un tono forte e tenero.
Tra le mostre personali di Iván Argote si segnalano: Juntos Together, ASU – Arizona State University Art Museum, Tempe (AZ); Tenerezza radicale, MALBA, Buenos Aires, 2018; Deep Affection, Perrotin, Parigi, 2018; Somos Tiernos, Museo Universitario del Chopo, Messico, 2017; Somos, Galeria Vermelho, Sao Paulo, 2017; La Venganza del Amor, Perrotin, New York, 2017; Sírvete de mi, sírveme de ti, Proyecto Amil, Lima, 2016; Strengthlessness, Standard High Line, New York, USA, 2016; Un’idea di progresso, SPACE, Londra, 2016; Cómo lavar la losa coherentemente, NC Arte, Bogotá, 2016; La puesta en marcha de un sistema, Galeria ADN, Barcellona, 2015; Reddish Blue, DT Project, Bruxelles, 2015; Scriviamo una storia di speranze, Galeria Vermelho, Sao Paul, 2014; Strengthlessness, Galerie Perrotin, Parigi, 2014; La Estrategia, Palais de Tokyo, Parigi, 2013; Sin heroísmos, por favor, CA2M, Madrid, 2012.
Ha anche partecipato a numerose mostre collettive, biennali e festival cinematografici tra gli altri: 2019 – Desert X, Coachella Valley, California, Stati Uniti; Poéticas de la emoción, Caixa Forum, Barcellona; 2018 – La strada. Dove si crea il mondo, MAXXI, Roma, IT;How to See [What Isn’t There], The Burger Collection Hong Kong, curated by Gianni Jetzer, Langen Foundation, Neuss, DE ; Wonderland, High-line, New York ; Regreso al futuro, Casa Encendida, Madrid ; Hybrid Topographies, Deutsche Bank Collection, New York ; 2017 – Bienal Sur, Buenos Aires & Bogota ; Continua Sphères Ensemble, Le Centquatre-Paris, Paris ; Du Verbe à La Communication, Carré d’Art, Nîmes ; A Decolonial Atlas, Vincent Price Art Museum, Monterey Park (CA) ; Monumentos, anti- monumentos y nueva escultura pública, Museo de Arte de Zapopan, Zapopan ; Future Generation Art Prize, PinchukArtCentre, Kiev & Venice Biennale ; 2016 – Bread and Roses, Museum of Modern Art in Warsaw ; Festival Hors Pistes, Centre Pompidou, Paris & Malaga ; Ideologue, Utah Museum of Contemporary Art, Salt Lake City ; Dear Betty : Run Fast, Bite Hard ! ; 2015 – Intersections, Cisneros Fountanals Foundation, Miami ; 5th Thessaloniki Biennale, Thessaloniki ; Levitate,Museums Quartier,Vienna ;L’éloge de l’heure,MUDAC,Lausanne ;2014 – Buildering :Misbehaving the City, Blaffer Art Museum, Houston & CAC Contemporary Arts Center, Cincinnati ; Colonia Apocrifa, MUSAC, Léon ; The Part In The Story…, Witte de With, Rotterdam ; Utopian Days – Freedom, Total Museum of Contemporary Art, Seoul ; All about these…, National Gallery of Arts, Tirana ; Festival Hors Pistes, Centre Pompidou, Paris ; 2013 – Los irrespetuosos, Museo Carrilo Gil, México DF ; 2012 – 30th Sao Paulo Biennial, Sao Paulo ; Girarse, Joan Miró Fundation, Barcelona.

 

 

Silvia Giambrone – portrait in Kiel- Ph. Marco Ehrhardt – Stadtgalerie Kiel – Courtesy Vaf Stiftung

Silvia Giambrone – Sotto tiro, 2013 – courtesy the artist

Silvia Giambrone – Nobody’s room, 2015 – courtesy the artist

Silvia Giambrone – Eredità, 2008 – courtesy the artist and Richard Saltoun Gallery

Silvia Giambrone (Agrigento, 1981; vive e lavora tra Roma e Londra)
Silvia Giambrone Lavora con performance, installazione, scultura, video, suono. La sua ricerca è incentrata sulle forme sotterranee di assoggettamento. Negli ultimi quattro anni vince numerosi premi e partecipa a numerose conferenze e residenze in Europa e Stati Uniti. È ambasciatore per Kaunas città europea della cultura 2022. Vince il Premio VAF 2019.
Alcune tra le sue mostre più significative includono: Pandora’s Boxes, CCCB Museum, Madrid (2009); Eurasia, Mart, Rovereto (2009); Moscow Biennale: Qui vive? (2010); Flyers, Oncena Biennal de la Havana (2012); Re-Generation, Museo Macro, Roma (2012); Mediterranea 16 (2013); Let it go, American Academy in Rome (2013); Critica in arte, Museo MAR, Ravenna (2014); Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, Museo MAG, Riva del Garda (2014); A terrible love of war, Kaunas Bienale, Lituania (2015); Every passion borders on the chaotic, Museo Villa Croce, Genova (2016); W Women in Italian Design, Triennale Design Museum, Milano (2016); Archeologia domestica Vol. I, IIC, Colonia (2016); Time is out of Joint, La Galleria Nazionale, Roma (2017); Corpo a corpo, La Galleria Nazionale, Roma (2017); Terra mediterranea: in action, NiMAC, Cyprus (2017); Il corpo è un indumento fragile, Museo del 900, Florence (2018); Young Italians 1968 – 2018, Italian Institute of Culture, New York City (2018); SHE DEVIL Remix, Museo Pecci, Prato (2018); Wall-eyes. Looking at Italy and Africa, Keynes Art Mile, Johannesburg (2019); Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, Galleria d’Arte Moderna, Rome (2019); VII Premio Fondazione VAF, Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (2019); VII Premio Fondazione VAF, Stadtgalerie Kiel, Germania (2019); Italia. I racconti (in)visibli, Gyumri, Armenia, Styles Regional Gallery (2019); Feminism in Italian contemporary art, Richard Saltoun Gallery, London (2019); Sovvertimenti, Museo Novecento, Firenze (2019); Io dico io, La Galleria Nazionale, Roma (2020). Lavora con Richard Saltoun Gallery a Londra, Galleria Marcolini a Forlì e Stefania Miscetti Studio a Roma.

 

 

Eva Giolo – Ph. Anais Chabreur

Eva Giolo- A Tongue Called Mother, 2019 – courtesy the artist

Eva Giolo – Gil, 2016 – courtesy the artist – ph. Gianmarco Rescigno

Eva Giolo – The Taste of Tangerines and study of gestures, 2019 – courtesy the artist, LNDW studio

Eva Giolo – A Tongue Called Mother, 2019 – ourtesy the artist, LNDW studio

Eva Giolo (Bruxelles, 1991)
Eva Giolo è un’artista audiovisiva, il suo lavoro cinematografico mostra una propensione a catturare storie familiari, proprie o altrui. Usando le strategie documentarie, dipinge i suoi ritratti e crea una finestra su mondi interni invisibili e privati.
Eva Giolo ha conseguito il suo diploma alla Royal Academy of Arts (KASK) di Ghent, proseguendo i suoi studi presso il Media Arts Departement del KASK e presso il Kanazawa College of Art in Giappone.
Ha completato la sua educazione musicale all’Institute of Contemporary Music di Londra. Tra le esposizioni più recenti si segnalano: GEM, The Hague (Vordemberge-Gildewart Award 2020);Brakke Grond, Amsterdam (Folding Figures 2019); Palazzo Strozzi, Florence (VISIO. Moving Images After Post-Internet 2019); Arthaus Movie Theater, Havana (Arthaus Artist Residency 2019); Nona, Mechelen (Cedric Willemen Award 2019); FIDMarseille, Marseille (Expanded Trails 2019); M HKA, Antwerp (Failures of Cohabitation, 2019); Kunsthalle Wien, Vienna (Antarctica. An Exhibition about Alienation 2018); Rencontres International Paris/Berlin (Haus der Kulturen der Welt 2018); Visite Film Festival, Het Bos Antwerp (Homeless Movies 2018); Imagine Science Film Festival, New York (Memory Error, 2017); TAZ#17, Ostend (On the look out, 2017); Côté court, Paris (Art vidéo #2, 2017); International Film Festival Rotterdam (Deep Focus, 2017); Blaa Galleri, Copenhagen (Unfold II, 2016); Huis Van Alijn, Ghent (Homeless movies, 2016); BOZAR, Brussels (Hommage, 2016); Courtisane Film Festival, Ghent (Notes on Cinema, 2016/2019); Ishibiki Gallery, Kanazawa (Mu, 2014); In Out Film Festival, Gdansk (II część, 2014).
Eva Giolo ha vinto il VAF Wildcard per il film sperimentale (2016) e il Cedric Willemen Award nel 2019. È stata nominata per il VG Award 2020. È stata residente post-lauream presso l’HISK (2018-2020) e ha ottenuto una residenza artistica presso WIELS che si terrà nell’estate 2020. È un membro fondatore di elephy.

 

 

Basir Mahmood – Ph. Muhammad Ahsan

Basir Mahmood – A message to the sea, 2012 – courtesy the artist

Basir Mahmood – moon sighting, 2019 – courtesy the artist

Basir Mahmood – Death, at least once, 2020 – courtesy the artist

Basir Mahmood (nato nel 1985 a Lahore, Pakistan)
Basir Mahmood ha frequentato a Lahore la Beaconhouse National University. Nel 2011 ottiene una borsa di studio presso l’Akademie Schloss Solitude a Stoccarda, in Germania. Tra il 2016 e il 2017 gli viene assegnata una Research-Fellowship di due anni presso la Rijksakademie van beeldende kunsten di Amsterdam. Il suo lavoro riflette le tematiche sociali e storiche che riguardano anche il suo ambiente personale. Nei suoi video, film e fotografie, Mahmood unisce pensieri, scoperte e intuizioni intrecciando sequenze poetiche e differenti forme di narrazione.
Dal 2011, le sue opere sono state esposte in numerosi musei ed istituti culturali tra cui si segnala: The Garden of Eden, Palais de Tokyo, Parigi, 2012; III Biennale Internazionale di Mosca, Mosca, 2012; Broad Museum, Michigan State University, East Lansing, 2012; Asia Pacific Time of others, Museum of Contemporary Art Tokyo, Tokyo, 2015; Biennale di Yinchuan, Yichuan, 2016; Abraaj Group Art Prize Show, Dubai, 2016; Contour Biennale 8, Malines, 2017; Tableaux Vivants, Fondazione Etrillard, Parigi, 2017; 10a Biennale di Berlino per l’arte contemporanea, Berlino, 2018; Freedom of Movement, Stedelijk Museum, Amsterdam, 2018 e Biennale Internazionale di Innsbruck, 2020.
Mahmood ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per il suo lavoro. Recentemente è stato selezionato come finalista del prestigioso Paulo Cunha e Silva Art Prize, la mostra che include le opere dei sei finalisti si svolgerà presso la Galeria Municipal do Porto, nel giugno 2020.
Il suo lavoro è presente in diverse collezioni private, le sue opere sono state acquisite dalla collezione Queensland Art Gallery di Brisbane, in Australia, dal Museo Stedelijk di Amsterdam e dal Centre National des Arts Plastiques di Parigi.

 

 

MASBEDO

MASBEDO – Blind Mirrors, 2019 – Still da video – Monochannel video 4k transferred on H264 1920×1080- Duration 8’ 35’’, loop, stereo sound – Courtesy In Between Art Film

MASBEDO – Protocol no. 90/6, 2018 – Site-specific video installation with sound – Sala delle Capriate – Archivio di Stato di Palermo – Commissioned by Manifesta12 – Produced by Beatrice Bulgari for In Between Art Film

MASBEDO – Ash, 2010 – two screens rear projection – format 16:9 and 4:3 – length 8’ 50’’ – edition 5 and 2 AP – courtesy Masbedo

MASBEDO sono Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970).
Vivono a Milano, lavorano insieme dal 1999 e hanno sviluppato la loro arte nell’ambito specifico della videoarte e della installazione video. Da un punto di vista contenutistico la loro ricerca affronta, tra gli altri temi, il paradosso dell’incomunicabilità nell’era della comunicazione. Ciò ha condotto alla realizzazione di opere di sapore più intimistico e, viceversa, a opere dall’esito antropologico-sociale-politico. Da un punto di vista formale i MASBEDO hanno un approccio pittorico nella realizzazione dei loro video e perseguono l’obiettivo di coinvolgere lo spettatore gestendo lo spazio creato dal video concependo l’immagine in movimento in modo installativo e immersivo. Il lavoro dei MASBEDO è una sintesi di teatro, performance, spazio, architettura e video/cinema e la dimensione narrativa legata all’immagine in movimento trova nell’installazione video una sua spazializzazione.
Loro opere sono state esposte in musei, biennali e istituzioni di tutto il mondo, tra cui: 2019 – ICA Istituto Contemporaneo per le Arti Milano, Palazzo Dugnani Milano; 2018 – MAMM Multimedia Art Museum Moscow, Manifesta12 Palermo, Kunstlaboratorium Vestfossen Oslo, Centre Pompidou/Forum des Immages Paris, Haus der Kulturen der Welt Berlin; 2017 – Marta Herford; 2016 – Reggia di Venaria Reale Torino, Museum of Contemporary Art Zagreb, Nomas Foundation Roma, Blickle Foundation Stuttgart; 2015 – MART Rovereto, Changjiang Museum of Contemporary Art, Art Basel Film Hong Kong Arts Centre; 2014 – Fondazione Merz; 2013 – Leopold Museum Vienna, MAMBA Museo de Arte Moderno de Buenos Aires; 2012 – Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Torino; 2011 – Art Unlimited Basel, MAXXI Roma, OK Offenes Kulturhaus Linz, EMAF European Media Art Festival Osnabrück; 2010 – Center for Contemporary Art Ujazdowsky Castle Warsaw, CAAM Centro Atlántico de Arte Moderno Las Palmas, Kaohsiung Museum of Fine Arts Taiwan; 2009 – Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía Madrid, 53. Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia; 2007 – Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Prato, Tel Aviv Museum of Art; 2006 – CCCB Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, DA2 Domus Artium 02 Salamanca, Hangar Bicocca Milano.

 

 

Elena Mazzi – Ph. Sergio Urbina

Elena Mazzi – Lacuna_Land of hidden spaces, suono, 2014 – colore, 12’16’’ – courtesy l’artista e galleria Ex Elettrofonica

Elena Mazzi – Sara Tirelli – A Fragmented World, 2016 – suono, b/w, 5’9’’ – courtesy le artiste e galleria Ex Elettrofonica

Elena Mazzi – I am talking to you, 2016 – suono, colore, 11’ – courtesy l’artista

Elena Mazzi – Self-portrait with a whale backpack, 2018 – Fine art print – courtesy the artist and galleria Ex Elettrofonica

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984)
Elena Mazzi dopo gli studi presso l’Università di Siena e lo IUAV di Venezia, ha trascorso un periodo di formazione al Royal Institute of Art (Konsthögskolan) di Stoccolma.
Partendo dall’esame di territori specifici, nelle sue opere rilegge il patrimonio culturale e naturale dei luoghi intrecciando storie, fatti e fantasie trasmesse dalle comunità locali, nell’intento di suggerire possibili risoluzioni del conflitto uomo-natura-cultura. La sua metodologia di lavoro, vicina all’antropologia, privilegia un approccio olistico volto a ricucire fratture in atto nella società, che parte dall’osservazione e procede combinando saperi diversi.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui: Whitechapel Gallery di Londra, BOZAR a Bruxelles, Museo del Novecento di Firenze, MAGA di Gallarate, GAMeC a Bergamo, MAMbo a Bologna, AlbumArte a Roma, Sonje Art Center a Seoul, Palazzo Ducale a Urbino, Palazzo Fortuny a Venezia, Fondazione Golinelli a Bologna, Centro Pecci per l’arte contemporanea a Prato, 16° Quadriennale di Roma, GAM di Torino, 14° Biennale di Istanbul,
17° BJCEM Biennale del Mediterraneo, Fittja Pavilion durante la 14° Biennale d’Architettura di Venezia, COP17 a Durban, Istituto Italiano di Cultura a New York, Bruxelles, Stoccolma, Johannesburg e Cape Town, Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Ha partecipato a diversi programmi di residenza in Italia e all’estero. È vincitrice, tra gli altri, della 7° edizione dell’Italian Council promosso dal Ministero dei Beni Culturali, del XVII Premio Ermanno Casoli, Premio STEP Beyond, Premio OnBoard, VISIO Young Talent Acquisition prize, premio Eneganart, borsa Illy per Unidee, Fondazione Pistoletto, nctm e l’arte, premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, premio Lerici Foundation, Movin’up.

 

 

Adrian Paci

Adrian Paci – Rasha, 2017 – courtesy the artist

Adrian Paci – The Guardians, 2015 – courtesy the artist


Adrian Paci
(nato a Scutari, Albania nel 1969)
Adrian Paci ha studiato pittura nell’Accademia di Belle Arti di Tirana. Nel 1997 si è spostato a Milano dove vive e lavora. Durante la sua carriera artistica ha avuto mostre personali nelle varie istituzioni internazionali come Galleria Nazionale dell’Arte, Tirana ( 2019), Krems Kunsthalle (2019), Museo Novecento, Firenze ( 2017); MAC, Musée d’Art Contemporain de Montréal (2014); Padiglione d’Arte Contemporanea – PAC, Milan (2014); Jeu de Paume, Paris (2013); National Gallery of Kosovo, Prishtina (2012); Kunsthaus Zurich, Zurich (2010); Bloomberg Space, London (2010); The Center for Contemporary Art – CCA, Tel Aviv (2009); Museum am Ostwall, Dortmund (2007); MoMA PS1, New York (2006) and Contemporary Arts Museum, Houston (2005).
Tra le varie mostre collettive, i lavori di Adrian Paci sono stati esposti nella 14esima Biennale di Architettura – La Biennale di Venezia (2014); nella 48esima e nella 51esima edizione della Mostra Internazionale – La Biennale di Venezia (rispettivamente nel 1999 e 2005); nella 15esima Biennale di Sydney (2006); nella 15esima Quadriennale di Roma, dove ha vinto il primo premio (2008); nella Biennale de Lyon (2009); e nella quarta i Biennale di Salonicco (2013).
I suoi lavori si trovano in numerose collezioni pubbliche e private come Metropolitan Museum, New York, Museum of Modern Art, New York, Musée d’Art Contemporain de Montréal, Centre Pompidou, Paris, Israel Museum, Jerusalem, MAXXI, Rome, Fundacio Caixa, Barcelona, Moderna Museet, Stockholm, Kunsthaus Zürich, Zurich, Switzerland, UBS Art Collection, London, Museum of Contemporary Art, Miami, New York Public Library, New York, Solomon Guggenheim Foundation, New York, Seattle Art Museum, Seattle,
Adrian Paci insegna pittura e arti visive presso la Nuova Accademia di Belle Arti, NABA, Milano. Lui ha insegnato materie artistiche nell’Accademia Carrara di Belle Arti, Bergamo, 2002-2006, IUAV, Venezia 2003-2015 e ha tenuto lezioni e laboratori d’arte in varie Università, Accademie e Istituzioni artistiche in vari paesi del mondo.

 

 

Janis Rafa – Ph. David Van Dartel

Janis Rafa – Kala azar, 2020 – courtesy Janis Rafa and SNG Film

Janis Rafa – Winter Came Early, 2015 – courtesy Janis Rafa and Martin van Zomeren gallery (*one edition of the work is part of In Between Art film collection)

Janis Rafa – Requiem to a Shipwreck, 2014 – courtesy Janis Rafa and Martin van Zomeren

Janis Rafa – A Sign of Prosperity to the Dreamer, 2014 – courtesy Janis Rafa and Martin van Zomeren

Janis Rafa – Three Farewell: The Last Burial, 2013 – courtesy Janis Rafa and Martin van Zomeren

Janis Rafa (Atene, 1984; vive e lavora ad Amsterdam e ad Atene)
Ha completato la sua formazione all’Università di Leeds (2002-2012) con un dottorato sulla videoarte ed è stata residente alla Rijksakademie (2013-2014). Nel 2019 ha presentato la sua prima mostra personale al Centraal Museum di Utrecht. Di recente ha completato il suo primo lungometraggio, Kala Azar (2020), che è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione Tiger Competition dell’International Film Festival di Rotterdam, vincendo l’AFK award per la migliore (co) produzione olandese. Il film sarà presentato in anteprima negli Stati Uniti al MoMA nella sezione New Directors/New Films e al Lincoln Center (New York). Uscirà nei Paesi Bassi nell’agosto 2020.
Le opere di Janis Rafa sono state esposte a Palazzo Medici Riccardi (2017), Centre d’art contemporain Chanot (2017), Kunsthalle Munster (2017), Museum Voorlinden (2017), EYE Film Institute (2016), Kunstfort Vijfhuizen (2016), Palazzo Strozzi (2015), Museo statale di arte contemporanea di Salonicco (2011), Manifesta 8 (2010). Le sue opere sono state proiettate in festival cinematografici come: IFF Rotterdam, Netherlands Film Festival, BFI London, Viennale IFF e Rencontres Internationales (2016, 2010). Il suo lavoro fa parte delle collezioni del Museo Stedelijk e della collezione del Centraal Museum di Utrecht.

 

BIOGRAFIE CURATORI

Leonardo Bigazzi – Ph. Federica Di Giovanni

Leonardo Bigazzi (Fiesole, 1982)
È curatore de Lo schermo dell’arte Film Festival a Firenze con cui collabora sin dalla prima edizione del 2008. Nel contesto del Festival è stato responsabile dei progetti speciali con gli artisti Hito Steyerl, Hassan Khan, Omer Fast, Hiroshi Sugimoto e Melik Ohanian. È inoltre co-direttore di Feature Expanded (2015- ) e curatore di VISIO European Programme on Artists’ Moving Images (2012- ), programmi internazionali a cui hanno partecipato oltre 150 artisti.
Tra le mostre curate negli ultimi anni: VISIO Moving Images After Post-Internet (Palazzo Strozzi, Firenze), Invisible Cities (MAXXI, Roma), Petrit Halilaj Shkrëpetima (Fondazione Merz, Torino; Paul Klee Zentrum, Bern; Runik, Kosovo), European Identities. New Geographies in Artists’ Film and Video (Le Murate, Firenze), Directing the Real. Artists’ Films and Video in the 2010s (Palazzo Medici Riccardi, Firenze; Passerelle Centre d’art contemporain, Brest).
Dal 2014 al 2016 è stato curatore del Museo Marino Marini di Firenze dove ha curato le mostre personali di Rayyane Tabet e Pablo Bronstein e vari altri progetti. Nel 2016 ha co-curato la prima edizione de La Nuite blanche de Monaco.
Ha diretto la produzione ed è stato consulente curatoriale dell’artista Petrit Halilaj per 12 mostre, tra cui la sua partecipazione alla 57. Biennale di Venezia, dove ha vinto la menzione speciale della giuria, e la sua mostra personale al New Museum (New York).
È membro della commissione di acquisizione del FRAC Bretagne (2020-2022) e ha fatto parte nel 2017 di quella del FRAC Champagne-Ardenne.
Ha una Laurea Magistrale in Scienze per i Beni Culturali all’Università di Firenze e ha insegnato e tenuto conferenze in varie Università, Accademie e Istituzioni d’arte contemporanea.

 

 

Alessandro Rambottini – Ph. Mark Blower

Alessandro Rabottini è un critico d’arte e curatore che vive tra Londra e Milano.
Dal 2017, è Direttore Artistico di miart – la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano. Rabottini ha curato numerose mostre in musei e istituzioni fra cui, solo tra il 2014-2015, la retrospettiva di Robert Overby “Robert Overby: Works (1935-1993)” al Centre d’Art Contemporain diGinevra, e che poi ha viaggiato allaGAMeC di Bergamo, alla Bergen Kunsthall di Bergen, e a Le Consortium di Dijon; e le personali di John Latham “Great Noit. Works 1955-1998” e di Gianfranco Baruchello “Cold Cinema. Films, Videos and Works 1960-1999” a La Triennale di Milano, a seguito della quale ha co-editato la prima monografia completa che esplora la produzione filmica dell’artista dagli anni Sessanta in poi (Gianfranco Baruchello: Archive of Moving Images (1960-2016), Mousse Publishing).
Ha anche curato mostre personali di Elad Lassry e Adrian Paci al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano; e Danh Vo a Villa Medici, Roma. Precedentemente, nel suo ruolo di Curatore Esterno al Museo MADRE di Napoli, Rabottini ha curato mostre retrospettive di Walid Raad, Ettore Spalletti e Padraig Timoney.
Come Curatore Esterno alla GAMeC di Bergamo, Rabottini ha inoltre curato mostre personali di artisti internazionali come Mircea Cantor, Keren Cytter, Latifa Echakhch, Giuseppe Gabellone, Johannes Kahrs, David Maljkovic, Victor Man, Kris Martin, Pratchaya Phinthong, Pietro Roccasalva, Tim Rollins & K.O.S, Sterling Ruby, Tris Vonna-Michell, e Jordan Wolfson. Rabottini ha anche contribuito a cataloghi e volumi pubblicati da musei sulle pratiche di artisti come Uri Aran, Cecily Brown, Maaike Schoorel, Dana Schutz, Piotr Uklański, Paloma Varga Weisz, e Cristof Yvoré.

 

 

Paola Ugolini

Paola Ugolini vive e lavora a Roma.
È critica d’arte e curatrice indipendente. Scrive regolarmente per Exibart. Dalla fine degli anni Ottanta ha curato numerose mostre e progetti artistici concentrandosi principalmente sul lavoro delle artiste, la video-arte, l’uso del corpo nella performance art e i rapporti fra Arte e femminismo. Nel 1990 ha fatto parte del team curatoriale della collettiva Ubi Motus Ubi Fluxus per la XLIV Biennale di Venezia; nel 1993 è stata assistant curator di Macchine per la Pace per la 45a Biennale di Venezia. Nel 2006 è stata assistant curator della mostra personale di Gino de Dominicis al PS1 e al MoMA di New York. Nel 2014 ha curato con Cristiana Perrella la collettiva di video-arte Oltre i Limiti e i confini al Museo MAXXI di Roma. Dal 2015 è guest curator della Galleria Richard Saltoun di Londra con le collettive: The Body as Language, Women look at Women, Vocalizing (Greta Shödl e Tomaso Binga) e Femimism in ITalian Contemporary Art: Silvia Giambrone e Marinella Senatore. Nel 2017 ha curato la collettiva Corpo a Corpo per La Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, un confronto fra le artiste femministe italiane nate dopo la metà degli anni Settanta e le artiste militanti che hanno realizzato performance in Italia nel decennio Sessanta e Settanta. Paola Ugolini è screening curator di CortoArteCircuito e dal 2018 del Museo 900 di Firenze, Art Advisor per importanti collezioni private italiane e fa parte dal 2015 del comitato scientifico di AlbumArte, spazio d’arte contemporanea indipendente con sede a Roma.